Giurisprudenza - CORTE DI CASSAZIONE - Ordinanza 22 marzo 2017, n. 7378

Tributi - IRAP - Professionisti - Dottore commercialista - Attività di revisore

 

Ragioni della decisione

 

Costituito il contraddittorio ai sensi dell’art. 380 bis cod. proc. civ. (come modificato dal decreto-legge 31 agosto 2016, n. 168, convertito con modificazioni dalla legge 25 ottobre 2016, n. 197), osserva con motivazione semplificata:

L'assunto del fisco, nell’impugnare per violazione di legge (art. 2 d.lgs. 446/1997; artt. 50 e 53 TUIR) la sentenza della CTR-Piemonte (91/38/15) che ha riconosciuto al dott. comm. A.B. il rimborso dell’IRAP versata per l’attività di revisore, si pone in discontinuità con i principi regolativi della materia compendiati da Cass. n. 4246 e n. 22138 del 2016.

Si consideri che:

A) L'attività del commercialista non è soggetta a IRAP se manchi l'autonoma organizzazione, che sussiste solo se il professionista adopera beni strumentali eccedenti il minimo indispensabile ovvero ricorre in modo non occasionale al lavoro di terzi; il che accade perché la capacità produttiva aggiuntiva rispetto a quella personale del professionista sconta l'imposizione per il "surplus" di quanto ottenuto merce una struttura organizzativa che sia servente rispetto all'opera intellettuale svolta con le proprie conoscenze e gli strumenti minimi indispensabili.

B) Il commercialista, dunque, che sia anche amministratore, revisore e/o sindaco di società non è soggetto a IRAP per il reddito netto di tali attività perché è soggetto a imposizione fiscale unicamente l'eccedenza dei compensi rispetto alla produttività auto-organizzata dell'opera individuale; il che si verifica in quanto per la soggezione a IRAP non è sufficiente che il commercialista operi presso uno studio professionale, atteso che tale presupposto non integra di per se stesso il requisito dell'autonoma organizzazione.

C) Già con Cass. n. 10594 del 2007, n. 15893 del 2011 e n. 3434 del 2012 si era chiarito - con riferimento a fattispecie nella quale si discuteva di redditi realizzati dal libero professionista nell'esercizio di attività sindaco, amministratore di società, consulente tecnico - che non fosse soggetto a imposizione quel segmento di ricavo netto consequenziale a quell'attività specifica purché risultasse possibile, in concreto, lo scorporo delle diverse categorie di compensi conseguiti e verificare l'esistenza dei presupposti impositivi per ciascuno dei settori interessati (conf. Cass. n. 23104 del 2016).

D) Tale accertamento spetta al giudice di merito ed è insindacabile in sede di legittimità, solo se congruamente motivato. Il che non risulta, nella specie, censurato in punto di fatto neppure ai sensi del riformulato art. 360, primo comma, 5) cod. proc. civ., avendo il giudice d’appello appurato "che l’attività di dottore commercialista è svolta nell’ambito di studio associato, con imputazione pro-quota a B.A. dei redditi di lavoro autonomo riveniente da tale attività, regolarmente assoggettati ad IRAP" e "che l’attività di revisore ... non è riconducibile alla attività dello studio associato".

Conseguentemente il ricorso può essere deciso in camera di consiglio ai sensi dell’art. 375, primo comma, cod. proc. civ. con ordinanza camerale di rigetto. Nulla va disposto sulle spese mancando attività difensiva della controparte.

Rilevato che risulta soccombente una parte ammessa alla prenotazione a debito del contributo unificato per essere amministrazione pubblica difesa dall’Avvocatura Generale dello Stato, non si applica l’art. 13 comma 1-quater; d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 (nel caso di prenotazione a debito il contributo non è versato ma prenotato al fine di consentire, in caso di condanna della controparte alla rifusione delle spese in favore del ricorrente, il recupero dello stesso in danno della parte soccombente).

 

P.Q.M.

 

Rigetta il ricorso.