Giurisprudenza - CORTE DI CASSAZIONE - Sentenza 05 ottobre 2016, n. 19860

Tributi - Controllo automatizzato della dichiarazione dei redditi - Credito d’imposta per incremento occupazione - Revoca per superamento limite "de minimis" - Iscrizione a ruolo diretta ex art. 36-bis, DPR n. 600/1973 - Illegittimità della cartella di pagamento - Necessario preventivo avviso di accertamento

 

In fatto

 

L'Agenzia delle Entrate ricorre per la cassazione della sentenza n. 13/7/2012, depositata T8/2/2012, con cui la Commissione Tributaria Regionale di Ancona confermava la pronuncia di primo grado che aveva annullato una cartella di pagamento emessa, ai sensi dell'art. 36 bis, D.P.R. 600 del 1973, nei confronti di S. S. C., perché non preceduta dall'invio di un avviso di accertamento, adempimento ritenuto necessario avendo l'Amministrazione proceduto al recupero del maggior credito d'imposta per l'incremento dell'occupazione di cui all'art. 7, comma 10, L. n. 388 del 2000, indicato nel modello UNICO/2007, per l'anno 2006, come proveniente da precedente dichiarazione, credito dell'importo di euro 342.190,00 risultato, a seguito di controllo automatizzato, inesistente. Deduce l'Ufficio ricorrente, con un unico motivo, la violazione e falsa applicazione dell'art. 36 bis, comma 3, D.P.R. n. 600 del 1973, in relazione all’art. 360, n. 3, c.p.c., vizio nel quale la Commissione Tributaria Regionale sarebbe incorsa confermando l'annullamento della cartella pur in assenza di incertezze su aspetti rilevanti della dichiarazione. Secondo la difesa erariale, l’Amministrazione si sarebbe limitata a disconoscere l’esistenza di un credito di imposta e la spettanza del relativo diritto alla compensazione sulla scorta della non corrispondenza dei dati esposti nella dichiarazione 2007 con quelli indicati in dichiarazioni per anni precedenti, e già in possesso dell'Ufficio, donde la legittimità, in sede di controllo formale, del recupero della somma indebitamente compensata mediante l'emissione della cartella di pagamento, ai sensi dell'art. 36 bis, D.P.R. n. 600 del 1973.

La società contribuente, che resiste con controricorso, ha depositato memoria difensiva ex art. 378 c.p.c. con la quale evidenzia, tra l'altro, che il disconoscimento del credito d'imposta portato in compensazione dalla Cooperativa trova il suo presupposto fattuale, per quanto dedotto dalla stessa Agenzia ricorrente in corso di giudizio, nel superamento del limite "de minimis" di cui all'art. 7, comma 10, L. n. 388 del 2000, verifica non riconducibile, contrariamente a quanto sostenuto dalla parte pubblica, ad un mero controllo cartolare.

 

In diritto

 

Il motivo non appare meritevole dì accoglimento.

Sulla scorta, infatti, di un ormai consolidata giurisprudenza di legittimità, secondo cui la diretta iscrizione a ruolo della maggiore imposta, ai sensi degli articoli 36 bis D.P.R. n. 600 del 1973 e 54 bis D.P.R. n. 633 del 1972, è ammissibile, e può evitare l’attività di rettifica, quando il dovuto sia determinato mediante un controllo della dichiarazione meramente cartolare, sulla base dei dati forniti dal contribuente, o di una mera correzione di errori materiali o di calcolo (Cass. nn. 8140 del 2012, 14070 del 2011 e n. 12762 del 2006), questa Corte ha avuto modo di precisare che "con tali modalità non possono risolversi questioni giuridiche, chiarendo, nell'ordinanza n. 5318 del 2012, che la negazione della detrazione nell'anno in verifica di un credito dell'anno precedente, per il quale la dichiarazione era stata omessa, non può essere ricondotta al mero controllo cartolare, in quanto implica, appunto, verifiche e valutazioni giuridiche; con la conseguenza che il disconoscimento del credito e l'iscrizione della conseguente maggiore imposta deve avvenire previa emissione di motivato avviso di rettifica". Da tali principi enunciati in fattispecie che presenta indubbiamente profili di analogia con quella in esame - trattandosi comunque del potere dell'Ufficio di recuperare tramite cartella di pagamento somme in relazione alle quali il contribuente ha ritenuto che il proprio debito tributario, pur dichiarato esistente, risultasse tuttavia estinto per l'esistenza di poste creditorie da lui vantate verso il Fisco, ma da quest'ultimo disconosciute - discende che il disconoscimento del credito di imposta del contribuente non poteva avvenire mediante l'emissione di una cartella di pagamento avente ad oggetto il relativo importo, ma richiedeva un previo avviso di recupero, con - motivata - revoca, ex art. 7, comma 10, L. n. 388 del 2000, del beneficio in oggetto.

Nella specie, la Cooperativa aveva utilizzato in compensazione, ai sensi del D.Lgs. n. 241 del 1997, un credito ex artt. 7, L. n. 388 del 2000 e 63 L. n. 289 del 2002, d' importo ritenuto dall'Ufficio eccedente la misura stabilita dal comma 10, della prima disposizione - che circoscrive il riconoscimento del maggior credito d'imposta per incentivi occupazionali nei limiti della regola "de minimis" e cioè dell'importo di euro 100.000 nel triennio, al di sotto del quale gli aiuti di Stato non incorrono nel divieto di cui all'art. 92 (poi 87) del Trattato CE) - questione di natura giuridica, dirimente, esplicitata dalla difesa erariale con le deduzioni svolte nel corso del giudizio e dalla cui soluzione discende l'accertamento della sussistenza dei presupposti del potere dell'Amministrazione di procedere al recupero d'imposta nei confronti del contribuente. Si tratta di questione che non può essere fatta valere in una sede nella quale sono possibili solo controlli della dichiarazione meramente cartolari o correzioni di errori materiali o di calcolo.

Le spese di questo grado possono essere compensate, in considerazione del carattere esclusivamente procedi menta le delle ragioni della decisione, che rappresenta un giusto motivo ai sensi dell'art. 92 c. p. c., comma 2.

 

P.Q.M.

 

Rigetta il ricorso e compensa le spese del presente giudizio.