Giurisprudenza - CORTE DI CASSAZIONE - Ordinanza 26 agosto 2016, n. 17391

Tributi - IRAP - Esercente attività di lavoro autonomo, "servizi vari alle imprese" - Assenza di organizzazione - Impiego di un collaboratore con apporto "mediato o generico" per mansioni di segreteria o generiche o meramente esecutive - Applicazione del principio di esiguità e minimo indispensabile secondo l'id quod plerumque accidit - Diritto al rimborso

 

In fatto

 

L’Agenzia delle Entrate propone ricorso per cassazione, affidato a due motivi, nei confronti di R.L. (che non resiste), avverso la sentenza della Commissione Tributaria Regionale delle Marche n. 124/01/2012, depositata in data 11/10/2012, con la quale - in controversia concernente l’impugnazione del silenzio-rifiuto opposto dall’Amministrazione finanziaria ad istanza del contribuente (esercente attività di lavoro autonomo, "servizi vari alle imprese") di rimborso dell’lRAP versata negli anni dal 2001 al 2003 - è stata confermata la decisione di primo grado, che aveva accolto il ricorso del contribuente. In particolare, i giudici d’appello, nel respingere il gravame dell’Agenzia delle Entrate, hanno sostenuto che, dall’esame documentale effettuato, risultava che il contribuente "non si era avvalso dell’opera sistematica e continuativa di dipendenti né di una componente patrimoniale rilevante", essendo plausibile, stante l’esiguità delle somme corrisposte al "collaboratore" che si fosse trattato di "collaborazione del tutto occasionale" e non "di rapporto di lavoro subordinato" ed essendo i beni strumentali utilizzati "esigui e minimamente strumentali" (quali "il computer, l'autovettura e mobili d'ufficio").

A seguito di deposito di relazione ex art. 380 bis c.p.c., è stata fissata l’adunanza della Corte in camera di consiglio, con rituale comunicazione alle parti.

 

In diritto

 

1. La ricorrente lamenta, con il primo motivo, la violazione e falsa applicazione, ex art. 360 n. 3 c.p.c., degli artt. 2 e 3 d.lgs. 446/1997, avendo la C.T.R. negato la sussistenza dell’autonoma organizzazione, presupposto dell’lRAP, pur avendo accertato che il contribuente si era avvalso, per tutti gli anni in contestazione, di lavoro altrui in modo non occasionale e con spese di non scarsa entità.

Con il secondo motivo, la ricorrente lamenta "l’insufficiente e contraddittoria motivazione su un fatto controverso e decisivo per il giudizio", ex art. 360 n. 5 c.p.c., non avendo la C.T.R. vagliato adeguatamente la presenza di spese per prestazioni di lavoro dipendente, idonee ad integrare il requisito dell’autonoma organizzazione.

2. Le due censure, da esaminare congiuntamente, sono infondate. Questa Corte ha affermato che l’IRAP coinvolge una capacità produttiva "impersonale ed aggiuntiva" rispetto a quella propria del professionista (determinata dalla sua cultura e preparazione professionale) e colpisce un reddito che contenga una parte aggiuntiva di profitto, derivante da una struttura organizzativa "esterna", cioè da "un complesso di fattori che, per numero, importanza e valore economico, siano suscettibili di creare un valore aggiunto rispetto alla mera attività intellettuale supportata dagli strumenti indispensabili e di corredo al know-how del professionista (lavoro dei collaboratori e dipendenti, dal numero e grado di sofisticazione dei supporti tecnici e logistici, dalle prestazioni di terzi, da forme di finanziamento diretto ed indiretto etc..)" cosicché è "il surplus di attività agevolata dalla struttura organizzativa che coadiuva ed integra il professionista ... ad essere interessato dall'imposizione che colpisce l'incremento potenziale, o quid pluris, realizzabile rispetto alla produttività auto organizzata del solo lavoro personale" (Cass. 15754/2008).

In sostanza, a norma del combinato disposto del D.lgs. 15 dicembre 1997, n. 446, art. 2, comma 1, primo periodo e art. 3, comma 1, lett. c), l’esercizio delle attività di lavoro autonomo di cui al D.P.R. n. 917 del 1986, art. 49, comma 1, è escluso dall'applicazione dell'IRAP solo qualora si tratti di attività non autonomamente organizzata ed il requisito della autonoma organizzazione - il cui accertamento spetta al giudice di merito ed è insindacabile in sede di legittimità solo se congruamente motivato - ricorre quando il contribuente, per quanto qui interessa, impieghi beni strumentali eccedenti, secondo l'id quod plerumque accidit, il minimo indispensabile per l’esercizio dell'attività in assenza di organizzazione oppure si avvalga in modo non occasionale di lavoro altrui (Cass. S.U. n. 12109 del 2009; cfr., da ultimo, Cass. nn. 23370 del 2010 e 16628 del 2011).

Questa Corte a Sezioni Unite (Cass. n. 9451/2016) ha poi, di recente, affermato il seguente principio di diritto: "Con riguardo al presupposto dell'IRAP, il requisito dell’autonoma organizzazione - previsto dall'art. 2 del d.lgs. 15 settembre 1997, n. 446 -, il cui accertamento spetta al giudice di merito ed è insindacabile in sede di legittimità se congruamente motivato, ricorre quando il contribuente; a) sia, sotto qualsiasi forma, il responsabile dell'organizzazione e non sia, quindi, inserito in strutture organizzative riferibili ad altrui responsabilità ed interesse; b) impieghi beni strumentali eccedenti, secondo l'id quod plerumque accidit, il minimo indispensabile per l'esercizio dell'attività in assenza di organizzazione, oppure si avvalga in modo non occasionale di lavoro altrui che superi la soglia dell'impiego di un collaboratore che esplichi mansioni di segreteria ovvero meramente esecutive".

Secondo la Corte "lo stesso limite segnato in relazione ai beni strumentali — "eccedenti", secondo l'id quod plerumque accidit, il minimo indispensabile per l'esercito dell'attività in assenza di organizzazione" - non può che valere, armonicamente, per il fattore lavoro, la cui soglia minimale si arresta all'impiego di un collaboratore il cui apporto, "mediato o generico", all'attività svolta dal contribuente si concreti nell'espletamento di mansioni di segreteria o generiche o meramente esecutive.

La decisione della C.T.R. è conforme a detti principi di diritto, avendo i giudici accertato ed affermato che, nella fattispecie, le spese per lavoro dipendente si riferiscono proprio ad una "del tutto occasionale collaborazione".

3. Per tutto quanto sopra esposto, va respinto il ricorso.

Non v’é luogo a provvedere sulle spese processuali, non avendo la parte intimata svolto attività difensiva.

 

P.Q.M.

 

Respinge il ricorso.