Giurisprudenza - CORTE DI CASSAZIONE - Ordinanza 15 aprile 2016, n. 7615

Accertamento fiscale - Notifiche - Equitalia - Produrre le cartelle di pagamento propedeutiche all’emissione dell’intimazione di pagamento al fine di verificare la corrispondenza fra le notifiche e gli atti presupposti

 

In fatto e in diritto

 

Equitalia Centro spa ha proposto ricorso per cassazione, affidato ad un unico motivo, contro la sentenza resa dalla CTR Abruzzo n.638/2014/00, depositata l'11.6.2014. La CTR, rigettando l'appello proposto dalla società concessionaria contro la sentenza che aveva annullato due intimazioni di pagamento indirizzate a S.U., ha ritenuto che a fronte dell'accertata impossibilità di verificare la corrispondenza delle notifiche prodotte dalla concessionaria alle cartelle prodromiche, fosse irrilevante la questione della ritualità delle notifiche delle cartelle, nemmeno in discussione, proprio in ragione della mancata produzione delle cartelle al fine dimostrare la corrispondenza delle notifiche alle cartelle medesime.

Nessuna difesa scritta ha depositato la parte intimata.

La società Equitalia Centro spa prospetta la violazione dell'art. 26 dPR n. 602/73.

Deduce che essa concessionaria non aveva alcun obbligo di produrre l'originale delle cartelle, essendo tenuta unicamente alla conservazione della matrice con la relazione dell'avvenuta notificazione o della ricevuta in caso di spedizione a mezzo posta. Era dunque sufficiente la produzione dell'avvenuta notifica delle cartelle per attestare la regolarità della notificazione, peraltro eseguita nel pieno rispetto dei principi espressi da questa Corte.

Il ricorso è inammissibile.

La parte ricorrente non ha colto la ratio decidendi della sentenza impugnata che, lungi dal richiedere la produzione degli originali delle cartelle di pagamento propedeutiche all'emissione delle intimazioni di pagamento notificate alla S., ha rilevato che non vi era prova della corrispondenza fra le notifiche prodotte e le cartelle che l'ente di riscossione aveva omesso di produrre, non consentendo in alcun modo di verificare la corrispondenza fra le notifiche e gli atti presupposti. Nella sentenza impugnata non si ravvisa, pertanto, alcuna violazione di legge omologa a quella prospettata, non avendo la CTR affatto preteso il deposito dell'originale delle cartelle, ma semplicemente la prova della riferibilità delle notifiche prodotte dal concessionario alle cartelle di pagamento, mancando le quali era evidentemente impossibile collegare il numero della cartella alla notifica.

Ciò che si collega al principio, anche di recente affermato dal Consiglio di Stato, secondo il quale costituisce "precipuo interesse dell'esattore, nonché preciso onere improntato alla diligenza, conservare, in caso di mancata riscossione dei tributi nel quinquennio e in occasione di rapporti giuridici ancora aperti e non definiti, la copia della cartella oltre i cinque anni, per tutto il periodo in cui il credito portato ad esecuzione non sia stato recuperato, in modo da conservarne prova documentale ostensibile, anche a richiesta dei soggetti legittimati, nelle varie fasi di definizione del rapporto, onde poter compiutamente esercitare le prerogative esattoriali"- cfr. Cons. Stato, n. 5410/2015 -.

Il ricorso va pertanto rigettato. Nulla sulle spese.

 

P.Q.M.

 

Visti gli artt. 375 e 380 bis c.p.c.

Rigetta il ricorso. Nulla sulle spese.

Dà atto che sussistono i presupposti per il versamento a carico della parte ricorrente dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso principale ai sensi dell’art. 13 comma 1-bis dPR n. 115/2002.