Giurisprudenza - CORTE DI CASSAZIONE - Ordinanza 26 gennaio 2016, n. 1438

Tributi - Condoni - Definizione dei carichi di ruolo pregressi ex art. 12, Legge n. 289/2002 - Tardivo pagamento della rata di saldo - Riapertura dei termini - Validità del condono - Sussiste

 

«L'Agenzia delle Entrate ricorre contro la società M.R. e C. srl per la cassazione della sentenza con cui la Commissione Tributaria Regionale del Lazio, confermando la sentenza di primo grado, ha annullato il provvedimento di diniego opposto dall'Ufficio alla domanda del contribuente di condono ex art. 12 L. 289/02, in ragione del tardivo pagamento della rata di saldo.

La sentenza gravata ritiene efficace il condono sull'argomento che "il secondo pagamento è stato effettuato nel rispetto della normativa intervenuta in materia di condono". Con l'unico motivo di ricorso l'Agenzia delle Entrate censura violazione dell'articolo 12 della legge n. 289/02, del decreto legge n. 143/03 e del d.m. 8.4.04 in cui la sentenza gravata sarebbe incorsa ritenendo tempestivo il versamento della seconda rata del condono, effettuato dal contribuente il 12.4.05, ossia oltre il termine del 16.4.04, ancorché la prima rata fosse stata dal medesimo versata prima dell'entrata in vigore del decreto legge n. 143/03.

La società contribuente si è costituita con controricorso, deducendo l'inammissibilità e l'infondatezza del gravame.

In punto di ammissibilità del ricorso per cassazione, la contro ricorrente assume che la sentenza gravata si fonderebbe su una duplice ratio decidendi, la prima concernente la mancata motivazione del provvedimenti di diniego di condono e la seconda concernente la tempestività del pagamento delta seconda rata di condono; il ricorso sarebbe inammissibile perché non attinge la prima ratio.

L'eccezione è infondata, perché la Commissione Tributaria Regionale, pur enunciando, in astratto, il principio che il provvedimento di diniego di condono deve essere motivato, non afferma in alcun luogo della sentenza gravata che il provvedimento impugnato nel presente giudizio sarebbe privo di motivazione. L'unica rado decidendi della sentenza è dunque quella relativa al ritenuto "rispetto della normativa intervenuta in materia di condono", puntualmente attinta col mezzo di ricorso della difesa erariale.

Il mezzo di ricorso appare peraltro infondato.

Al riguardo si osserva che il secondo comma dell'articolo 12 della legge n. 289/02 - come sostituito dall'articolo 5 bis del decreto legge n. 282/02, introdotto dalla legge di conversione n. 27/03 - fissava per il versamento della prima rata il termine del 16 aprile 2003 e per il versamento del residuo il termine del 16 aprile 2004.

Il primo di tali termini fu differito al 16.5.03, fermo restando il secondo, con l'articolo 1 del decreto legge n. 59/03, non convertito.

Il successivo decreto legge n. 143/03, convertito con la legge n. 212/03, ha poi differito il primo termine dal 16 aprile 2003 al 16 ottobre 2003 (data poi ulteriormente spostata, con il decreto legge 269/03, convertito con la legge 326/03, al 16 marzo 2004 e ancora, con il decreto legge 335/03 (ndr decreto legge 355/03), convertito con la legge 47/04, al 16 aprile 2004) e ha rimesso al Ministro dell'Economia e delle Finanze la rideterminazione, tra gli altri, del secondo termine. E' opportuno riportare uno stralcio dell'articolo 1, comma secondo, d.l. 143/03: "I contribuenti che non hanno effettuato, anteriormente alla data di entrata in vigore del presente decreto, versamenti utili per la definizione degli adempimenti e degli obblighi tributari di cui agli articoli 7, 8, 9, 9-bis, 11, comma 4, 12, 14, 15 e 16 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, come modificata dall'articolo 5-bis del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, nonché di cui agli articoli 5 e 5-quinquies del medesimo decreto-legge n. 282 del 2002, possono provvedervi entro il 16 aprile 2004.

Gli ulteriori termini connessi, contenuti nelle predette disposizioni, nonché quelli per la mera trasmissione in via telematica delle dichiarazioni relative alle suddette definizioni, sono rideterminati con decreti, rispettivamente, del Ministero dell'economia e delle finanze e del direttore dell'Agenzia delle entrate, anche con riferimento alle date di versamento degli eventuali pagamenti rateali, ferma restando la decorrenza degli interessi dal 17 ottobre 2003".

Alla suddetta rideterminazione il Ministro dell'Economia e delle Finanze provvide con il d.m. 8.4.2004, il cui articolo 1, comma 2, lett. g), fissò al 18 aprile 2005, tra l'altro, "il termine di versamento del residuo importo dovuto ai sensi dell'art. 12, commi 2, secondo periodo, e 2-ter della legge n. 289 del 2002, relativamente ai soggetti che alla data di entrata in vigore del citato decreto-legge n. 143 del 2003 ancora non avevano effettuato versamenti utili per la definizione degli adempimenti e degli obblighi tributari di cui al medesimo art. 12".

Va altresì considerato che la legge di conversione del decreto legge 143/03, nel secondo comma del suo unico articolo, fece salvi gli effetti del già menzionato decreto legge 59/03, non convertito, e, inoltre, stabilì espressamente: "Sono utili i versamenti ... effettuati tra il 17 aprile 2003 ed il 25 giugno 2003, ai fini delle definizioni di cui agli articoli 11, comma 4, 12, 15, 16 e 17, comma 1, della medesima legge n. 289 del 2002".

Così ricostruita l'evoluzione normativa della materia - e sul presupposto, dedotto dalla stessa difesa erariale, che il versamento della prima rata (80% della somma dovuta per la definizione dei ruoli pregressi) fu anteriore alla data di entrata in vigore del decreto legge n. 143/03 - si tratta di stabilire se possa considerarsi tempestivo il versamento del residuo importo dovuto per il perfezionamento del condono, effettuato dal contribuente il 12.4.05, dopo lo spirare dell'originario termine del 16.4.04 ma prima dello spirare del termine del 18.4.05 fissato dal d.m. 8.4.2004; ossia, vale a dire, se nel caso del contribuente si applichi la proroga dal 16.4.04 al 18.4.05 del termine di pagamento della seconda rata di condono.

In proposito va rilevato che nella Risoluzione dell'Agenzia delle Entrate n. 125 12/08/2005 si afferma che tanto il secondo comma dell'articolo 1 del decreto legge 143/03, quanto il secondo comma, lett. g), dell'articolo 1 del decreto ministeriale 8.4.04 limitano l'operatività della proroga solo a coloro che alla data di entrata in vigore del decreto legge 143/03 non avevano effettuato versamenti utili ai fini del condono. Alla stregua di tale interpretazione normativa, dunque, l'odierna intimata non potrebbe beneficiare della proroga, perché alla data di entrata in vigore del decreto legge 143/03 essa aveva effettuato l'utile versamento della prima rata del condono.

La tesi dell'Amministrazione, ripresa anche nel ricorso per cassazione qui in esame, è tuttavia già stata disattesa da questa Corte con la sentenza n. 13697/13 e l'ordinanza n. 12090/12, perché l'interpretazione della norma che essa propone condurrebbe al risultato che il versamento della seconda rata di condono effettuato nel periodo compreso tra la scadenza del termine originario (16.4.04) e la scadenza del termine prorogato (18.4.05) perfezionerebbe il condono per i contribuenti che hanno pagato la prima rata dopo il 25.6.03 (data di entrata in vigore del decreto legge 143/03) e non per quelli che l'hanno, più diligentemente, pagata prima del 25.6.03.

Si tratta - come evidenziato negli arresti citati, a cui si ritiene di dover dare conferma e seguito - di un approdo ermeneutico paradossale, tale da sollevare anche dubbi di legittimità costituzionale, con riferimento al parametro della ragionevolezza ex art. 3 Cost., e che peraltro contrasterebbe con la ratio legis; se infatti, come appare evidente, lo scopo della riapertura dei termini di versamento recata dal secondo comma dell'articolo 1 d.l. 143/03 era quello di aumentare il gettito dei condoni di cui alla legge 289/02, ampliando la platea dei contribuenti coinvolti, escludere dal condono quei contribuenti che, avendo pagato tempestivamente la prima rata, perdano il termine del 16.4.04 per il pagamento della seconda, disincentiverebbe costoro dal provvedere comunque entro il 18.4.05, in tal modo frustrando l'interesse del Fisco al celere incasso dei saldi dai medesimi ancora dovuti.

Si deve dunque ritenere, secondo una interpretazione costituzionalmente orientata, che la proroga dal 16.4.04 al 18.4.05 del termine di pagamento della seconda rata del condono ex art. 12 L. 289/02 operi anche per coloro che avevano pagato la prima rata in epoca anteriore alla data di entrata in vigore del decreto legge 143/03; e che la disposizione contenuta nel secondo comma dell'articolo 1 del decreto legge 143/03 e nel secondo comma, lett. g), dell'articolo 1 del decreto ministeriale 8.4.04 - che limita la platea dei destinatari della proroga dei termini a quei contribuenti che alla data di entrata in vigore del decreto legge 143/03 non avevano effettuato versamenti utili per la definizione degli adempimenti e degli obblighi tributari di cui all'articolo 12 (tra gli altri) della legge 289/02 - va interpretata nel senso che per versamenti "utili" per la definizione degli adempimenti e degli obblighi tributari devono intendersi i versamenti immediatamente estintivi di detti obblighi, ossia quelli effettuati in unica soluzione.

Deve quindi concludersi che il contribuente aveva il diritto di avvalersi della riapertura dei termini di versamento recata dal secondo comma, lett. g), dell'articolo 1 del d.m. 8.4.04, emanato nell'esercizio della delega contenuta nell'articolo 23 decies, comma quinto, del decreto legge 355/03, e conseguentemente, che il giudice di merito non ha errato nel giudicare efficace l'istanza di condono dal medesimo proposta.

Si propone il rigetto del ricorso.»

Che il contribuente si è costituito con controricorso;

che la relazione è stata notificata alle parti;

che non sono state depositate memorie difensive;

che il Collegio condivide gli argomenti esposti nella relazione;

che, pertanto, considerato che non risulta dalla sentenza gravata, né viene dedotto dalla ricorrente, che i carichi iscritti a ruolo concernessero l’IVA o altri tributi armonizzati (cosicché nella specie non si pongono problemi di compatibilità tra il disposto dell'articolo 12 L. 289/02 ed il diritto dell'Unione europea) si deve rigettare il ricorso;

che le spese seguono la soccombenza;

che non sussistono i presupposti per il versamento del doppio contributo unificato da parte della ricorrente, perché il disposto dell'art. 13, comma 1 quater, D.P.R. 115/02 non si applica all'Agenzia delle entrate (Cass. SSUU 9938/14).

 

P.Q.M.

 

Rigetta il ricorso.

Condanna la ricorrente a rifondere alla contro ricorrente le spese del giudizio di cassazione, che liquida in € 4.000, oltre € 100 per esborsi ed accessori di legge.