IRAP: per l'autonoma organizzazione non basta il valore dei compensi e costi

Con ordinanza del 17 aprile 2018, n. 9431, la Corte di Cassazione ha ribadito che ai fini IRAP l'elevato ammontare dei ricavi, dei compensi e delle spese non costituisce elemento utile per desumere il presupposto impositivo dell'autonoma organizzazione di un professionista.

Con ricorso in Cassazione, il ricorrente impugnava la sentenza della CTR, relativa ad alcuni avvisi d'accertamento IRAP da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Per il ricorrente erroneamente, i giudici d'appello hanno ritenuto sussistere il requisito dell'autonoma organizzazione, dall'ammontare dei costi (anche in rapporto all'ammontare dei compensi) e dalle presenza di prestazioni fornite da terzi senza verificarne in concreto natura e finalità.
Il motivo è fondato.
Infatti, secondo la giurisprudenza di questa Corte il requisito della autonoma organizzazione non ricorre quando il contribuente responsabile dell’organizzazione impieghi beni strumentali non eccedenti il minimo indispensabile all'esercizio dell'attività e si avvalga di lavoro altrui non eccedente l'impiego di un dipendente con mansioni esecutive, inoltre, l'elevato ammontare dei ricavi, dei compensi e delle spese non è indice di autonoma organizzazione e neppure le spese per beni strumentali.
Nel caso di specie, i giudici d'appello hanno ritenuto determinante la presenza e l'ammontare dei compensi a terzi per prestazioni inerenti all'attività professionale del contribuente, senza un esame del concreto apporto di tali prestazioni all'effettivo svolgimento dell'attività del contribuente, senza cioè, verificare se il coinvolgimento di tali professionalità, fosse o meno estraneo al bagaglio professionale del contribuente; inoltre, i medesimi giudici d'appello non hanno indicato da dove avessero tratto il convincimento che tali apporti fossero non occasionali.
Va, conseguentemente accolto il ricorso.